Quello dei grappoli di robinia tirati giù dall'albero, non senza spinarsi, e ciucciati di gusto, era uno dei miei antipasti preferiti da piccolo, quando passavo le giornate per i campi attorno al mio quartiere di periferia.
E' il piatto che ci è stato presentato l'altra sera, come entrèe, ai Torcoli: quattro grappoli di fiori di robinia fritti, buonissimi, eccezionali per me che amo particolarmente i fiori fritti di qualsiasi pianta commestibile.
Una cena dettata da spossatezza fisica e mentale. Io per aver appena finito di arbitrare una finale al pomeriggio, la Marta, dopo la scuola, impegnata in una consulta con i suoi fratelli per decidere il da farsi con la zia vecchissima, che comincia ad avere problemi senza un'assistenza medica continuativa.
Nessuna voglia di mettersi ai fornelli.
Da bere è arrivata una minerale gasata assieme e mezzo litro di Bianco di Custoza (4 euro, ottimo prezzo in trattoria!) della cantina Aldegheri di S.Ambrogio di Valpolicella (era sfuso, ma io chiedo sempre la provenienza). Vino giovane, tra i 12 e i 12,5° stimati, colore paglierino, profumo leggermente aromatico, un po' salino al palato, molto molto buono.
Come antipasto ordiniamo un luccio in salsa con la polentina molla appena fatta, bollente. Buonissimo, ce lo dividiamo in due. Andrà così con tutti i piatti. Quasi una condivisione ed un sostegno reciproco del subconscio, credo.
L'ambiente è estremamente rilassante, già un po' descritto nella mia precedente recensione. Il cameriere-proprietario, sempre molto gentile e servizievole, parla calmo e sorridente a bassa voce. La splendida veranda domina la pianura padana fino agli Appennini. A lume di candela (anche se non è ancora buio), parte lieve, nel sottofondo, la chitarrina dolce e un po' triste di "Menta e rosmarino". Che atmosfera...
Giusto il tempo di finire di assaporare il luccio, che compare il primo, un piatto del giorno proprio originale: tortelloni alle ortiche. Ce ne sono cinque, ma molto grossi, con pasta chiaramente tirata a mano, cotti alla perfezione specialmente nelle giunture della pasta. Il ripieno è di ricotta ed ortica macinata. Stra squisiti.
... Quante beccate ho preso da piccolo, in braghe corte, andando a recuperare palloni da calcio in mezzo alle ortiche, o ad esplorare zone proibite, scavalcando rovi, con l'ortica sempre pronta, quando pensavi d'averla fatta franca con le spine... e quante grattate...
Gioventù e vecchiaia si intrecciano nella mente con un po' di malinconia, mentre la luce del tramonto si affievolisce, seduti a rimirar l'universo fuori dalla vetrata, con Zucchero che conclude: “I feel so lonely tonight…” (Mi sento così solo stanotte…)
Un goccio ancora di questo bel Custoza, appena mosso, giusto come dev'essere.
Il secondo piatto (che poi in realtà è già il quarto) è costituito da un'enorme coda di rospo gratinata al forno e contornata da pomodorini cirietti freschi, cotti assieme ad una spolverata di pan grattato. Anche in questo caso presentazione e guarnizioni da alta cucina. Ed anche in questo caso abbiamo fatto bene ad ordinare solo una porzione di questa squisitezza, che è giusta per due.
Le verdurine non possono mancare e, assieme al pesce, viene messo in tavola un piatto vegetariano di dimensione “pizzesca” (4 euro, pochissimo!), con il quale potrebbero mangiare tranquillamente il contorno almeno tre persone: patate al forno (magnifiche), cipolle in tegame (molto buone), pomodoro ripieno e fagioline lesse (buoni entrambi) e radicchio di campo saltato in teglia (buonissimo, non amaro).
Il mio quartiere di periferia si allargava, sottraendo aria e spazio ai campi. E i campi là attorno erano uno sterminio di radicchio, rosso, verde, di tutti i tipi. Il nome del quartiere era il nome di un tipo di radicchio, il crencano.
Hai un bel dire che bisogna godersi la vita finchè si può e non pensare a ste cose... Ma quando accudisci una persona molto anziana, una degli ultimi parenti stretti ancora in vita, di quelli che ti hanno sempre voluto bene e che ora non connettono quasi più, ti vien da pensare che tra un po' magari toccherà anche a te... e pregar Dio di arrivarci… ed arrivarci con intorno chi ti vuol bene...
La serata nel locale si conclude in dolcezza, con una cialda di mandorle caramellate, sopra una coulis di lamponi che racchiude una doppia porzione di gelato allo yogurt, cosparso di mirtilli in marmellata. La portata per uno è adeguata ai nostri due stomaci ed è di una bontà veramente sopra ogni misura.
Il conto di 46 euro in due è più che onesto per la qualità, la quantità, giusta, senza scoppiare, e la presentazione dei cibi. Aggiungo due novità positive rispetto alla mia precedente recensione (è la prima volta che "bisso" la stessa trattoria): su richiesta, menu per celiaci e menu vegetariano.
Dalla mezza collina ridiscendo in macchina tra le curve, ascolto le imprecazioni della Marta per la mia guida (che io reputerei normalissima), esco dal subconscio e riapro gli occhi su questo mondo. Non sono solo stanotte.
Imperdibile!!!
[joy]
11/05/2010
Bella seratina Carolingio, chissà come guidavi.....