Il mio primo proposito, allora, era il rifiuto del servizio militare. Il rischio la prigione.
L’altro, parallelo, era la conclusione dell’Università (difficile da fare in prigione), dove avevo appena iniziato la tesi, con poche possibilità di lavoro autonomo. Anno duro il 1977, solo il mese scorso abbiamo superato la disoccupazione che c’era allora; io, oltre a dare esami, stavo facendo il disegnatore sottopagato per un anziano architetto.
Per festeggiare i 36 anni del nostro matrimonio abbiamo scelto un posto a cui siamo affezionati, nonostante ultimamente sembrasse un po’ in calo, ma… gli abbiamo dato fiducia ed abbiamo avuto ragione.
Siamo solo noi due e un altro tavolo occupato, affacciati sulla veranda, con le luci soffuse e il panorama mozzafiato…
Il sole sta tramontando e disegna chiarori di un vivo giallo arancio, allungati sulle colline a fianco. Laggiù sullo sfondo, luccicano i primi lampioni della città. E’ appena finito un temporale e c’è una nitidezza straordinaria.
Me le aspettavo… le fiore di robinia fritte… e sono puntualmente arrivate, come mise en bouche offerta, però diverse da quelle che avevo assaggiato in una visita precedente: sono quattro crocchette di patate mescolate ai fiori, buonissime, caldissime, appena fritte (si percepisce), un felice accostamento.
In tavola il cameriere/proprietario (ne ho trovati pochi in giro sempre sorridenti, garbati, tranquilli e precisi come lui) ci porta un cestino di mantovanine con degli ottimi grissinoni artigianali allo strutto di un noto panificio locale.
La pacatezza del cameriere si fonde con la musica di sottofondo molto soft, che sempre si sente in questo locale, leggerissima… e anche stavolta, come altre, una molto indovinata… dolcissima… roba di quei tempi… quando Billy Joel faceva il verso ad Elton John… https://www.youtube.com/watch?v=D4nQB3V10i8 (che, suggerisco come altre volte, si può ascoltare durante la lettura della recensione, se si vuole… )
Il desiderio della Marta era invece quello di mollare un lavoro insoddisfacente (e da pochi soldi) di segretaria d’azienda, giù nella bassa a quaranta km. da Verona, e di riprendere l’Università lasciata a metà per lavorare.
Una contraddizione, dunque, sposarci… perché il lavoro serviva per sposarci. Ciononostante, ci siamo messi insieme per condividere le nostre scelte e la nostra vita… accettandoci, nonostante qualche periodica incazzatura… tirando un po’ la cinghia…
... anzi, non usavamo cinture, i blu jeans erano sempre molto attillati, le pance inesistenti, e quindi eravamo già a posto…
Da bere prendiamo una mezza bottiglia di valpolicella classico Masi Bonacosta, del 2011, uno dei migliori Classici della Valpolicella, e poi una bottiglia di acqua gasata. Il Masi è molto profumato e conferma tutte le sue prerogative anche al palato. Si sposa benissimo con i due primi: tagliatelle con gli asparagi e salsiccia, crespelle di verdure con la ricotta affumicata.
Due piatti strepitosi. Cottura espressa quella delle tagliatelle, inappuntabili direi, con un sugo delizioso di asparagini verdi (di quelli che costano meno, per capirci) saltati nel formaggio e uniti poi alla salsiccia, che gli dava ancora una spinta maggiore. Delicatissime le crespelle, con un adeguato rapporto di besciamella interna e una giusta quantità di ricotta, senza ammazzare il resto del gusto.
Caratteristica dalla cuoca è quella di affiancare ad ogni piatto un trancetto di carota scolpita a forma di rosa. Niente di straordinario, ma mi piace.
Io, alla fine, sono stato “accettato” dal Ministero della Difesa per fare il servizio civile… venti mesi erano allora… una sorta di castigo, in confronto ai dodici mesi del servizio militare. Eravamo in quattro a fare la richiesta a Verona: in due abbiamo avuto la domanda accolta, gli altri due sono finiti nel carcere militare di Peschiera per un anno intero. Non so il perchè di questa differenza di trattamento… ma allora funzionava così, non era ben visto chi rifiutava le armi e il servizio militare, ma voleva comunque dare un suo diverso contributo alla crescita di questo paese.
La mia laurea arrivò nove mesi dopo il matrimonio, in contemporanea col servizio civile.
Celebriamo adesso, ancora, con un cin-cin... plinnn… guardandoci… e guardando poi il panorama… e pensando…
… eccellenti anche i secondi, che ci assaggiamo reciprocamente: filetto di puledro alla griglia per la mia consorte, e per me filetto di maialino, saltato in un sugo portentoso di aceto balsamico e miele (credo). carne tenerissima e gustosissima, cottura perfetta per entrambi i piatti...
... e pensiamo e ci diciamo all'unisono che non abbiamo da festeggiare solo l’anniversario del nostro matrimonio, ma anche il nuovo incarico di lavoro della nostra figlia più grande. Dopo anni in posti difficili, è stata “promossa” a Ginevra, nella sede europea della sua Organizzazione. Cin cin anche per lei, che è partita alla mattina e che raggiungeremo in fretta per aiutarla a sistemare l’appartamento. Adesso è vicina a casa.
La memoria del mio percorso rende più comprensibile il suo presente di “peacemaker”, anche se non rammento mie influenze dirette nella sua scelta.
E’ strano come le diverse situazioni, quando si vivono, si vivono in modo assolutamente normale… quando invece si ripensano a distanza di tempo, assumono una valenza del tutto diversa… è un po’ come il panegirico dei morti, che quando erano vivi nessuno considerava particolarmente…
Avevamo ordinato una porzione di contorni per uno, invece arriva un ovale molto grande, pieno di verdure cotte, tutte molto buone e ben cucinate. pomodori gratinati ripieni, patate al forno, zucchine e melanzane alla griglia (ottime, con bruciature quasi impercettibili), asparagi al formaggio (gli stessi del sugo delle tagliatelle, favolosi), melanzane alla parmigiana squisite. I prodotti sono buoni, freschi, ma abbiamo avanzato mezzo piattone, era impossibile mangiare tutto quel ben di Dio (e ce l’hanno fatto pagare solo 4 euro…! cioè il costo del piatto per uno…)
… mia moglie si laureò tre anni dopo il matrimonio, e dopo la sua laurea abbiamo cominciato a programmar figli, anche se… andavamo a mangiare ancora alla mensa universitaria… 500 lire a pasto… assieme al barbone chiamato Centauro, per via di alti e stretti stivali da motociclista in pelle marron, che teneva sempre addosso, in qualsiasi stagione…
Ripercorrendo adesso la nostra strada, e pensando i nostri tre bei bimbi, devo ammettere (con un certo orgoglio, non lo nego) che un po’ di coraggio lo abbiamo avuto a 22 anni.
La fortuna, si dice, aiuta gli audaci… e chi non risica non rosica… e chi più ne ha più ne metta…
Io penso invece che ognuno il proprio destino se lo costruisce con le proprie decisioni, che spesso vanno ad intersecare quelle degli altri (che ogni tanto dipendono anche dalle nostre). Impropriamente viene chiamata “fortuna” (o “sfortuna”).
Il piatto migliore (e gli altri erano già buonissimi) è stato il dessert. Ne ordiniamo uno in due, perché siamo già a livello. Cialda caramellata di mandorle con gelato allo yogurt e mirtilli caldi.
Fantastico (e per nulla scarso), bellissima presentazione, altro accostamento indovinatissimo quello della cialda caramellata.
Il conto è di 65,50 euro, arrotondato a 65. Troppo bene, molto soddisfatti.
Anche quel maggio del 77 fu freddissimo, con un tempaccio cane. A fine mese, il giorno in cui ci sposammo (lo dico senza retorica, perché successe proprio così), scoppiò un bel sole caldo.
Poi… mica sempre sole… ogni tanto nuvole e temporali (questo lo dico anche con retorica ), ma così è la vita… nonostante le doverose ricerche, la perfezione non esiste… (ed è facile prevedere cosa succede se non si cerca) (se non si cerca insieme, voglio dire, senza mollare, o anche solo per quieto vivere, perchè serve anche quello ogni tanto).
Imperdibile!!!
[Reginalulu]
20/06/2013