Racconto semiserio di una calda sera d'Ottobre…
E' sabato: le 21.30. E' piuttosto tardi per organizzarsi con calma per una cena fuori, almeno in base alle nostre abitudini. Impegni reciproci ci hanno impedito di pianificare la serata nel dettaglio.
Siamo in otto, con due bimbe, e il pensiero va subito al disagio di dover affrontare file all'ingresso del ristorante e attese estenuanti una volta conquistato il tavolo. Il mio caro amico Vincenzo, salernitano di nascita ma bolognese di frequent'adozione, è sempre ricco di risorse e sgombra il campo da ogni preoccupazione: si va in una pizzeria dalle sale ampie ed accoglienti, e nonostante il sicuro affollamento, non faremo fatica a trovare posto.
In effetti appena arrivati il ristorante si rivela pieno di gente. Lunghe tavolate, per di più di giovani, sembrano contraddire le nostre aspettative. Ma il locale è davvero grande, con tante sale di dimensioni rispettabili. L'attesa dunque è davvero breve, e conferma la valutazione di Vincenzo: solo qualche minuto per sistemare il tavolo a noi destinato.
Nel frattempo dò un'occhiata in giro e noto con piacere due forni a legna, due pizzaioli dai gesti abili e veloci e tanto personale. Ottima scelta per un locale con tanti coperti, e la cosa può apparire anche scontata, ma vi assicuro che non lo è affatto... e sono certo di non essere il solo a pensarla così.
I camerieri si destreggiavano con abilità tra i tavoli, con i piatti delle pizze che ondeggiavano ben al di sopra delle teste dei commensali. Ed ecco che vengo preso dallo sconforto: la pizza è di diametro eccessivo, e penzola al di fuori del piatto come un moribondo con le braccia penzoloni su una lettiga dell'ambulanza!
Haaaaaarggggghhhh la famigerata “tirata”, che tante vittime inconsapevoli miete in alcune usurpatrici pizzerie emiliane! Locali in cui solo per carenza di coerenza interpretativa non servono anche i tortellini in brodo vegetale e le tigelle con pomodoro e basilico!!
Eppure l'accento campano del personale è evidente, e non lascerebbe spazio a dubbi! Prende lentamente forma nella mia mente Il vecchio mosaico dell'emigrante, costretto nei locali del centro storico di Lucerna e Zurigo a preparare gli “spaghetti alla bolognese!!
Sebbene fosse divertito dai miei contorsionismi facciali, che avrebbero disorientato anche il più esperto studioso di fisiognomica, ancora una volta l'intervento di Vincenzo è pronto e rassicurante .
Imparo così che basta solo chiedere, e senza problemi viene servita una pizza rispettosa della sua identità tradizionale, così la cena è salva! Prendiamo quindi posto in un bel tavolo al primo piano, e la loquacità del gruppo dopo le rassicurazioni è rispristinata.
Il locale è davvero grande, le sale quasi tutte piene, e il cameriere impiega un po' prima di venire a prendere le ordinazioni. E' comprensibile, date le circostanze, e non ci facciamo caso più di tanto, aiutati dal comportamento composto di Eva (quattro anni) e Noemi (sei) che attendono con pazienza di ordinare la loro cotoletta con le patate fritte, tranquillizzando mamma Edy (non è che siamo in un cartonme animato, si chiama proprio così ).
Finalmente è il nostro turno e la pizza salsiccia e friarielli la fa da padrone. Naturalmente ci raccomandiamo con il cameriere affinchè vengano servite pizze “tradizionali”, unica eccezione Marco1960, che si unisce ai bolognesi che sui tavoli cirostanti consumavano il loro “lenzuolo” farcito…
Naturalmente non mancherò di segnalare la cosa sulla mia rubrica delle vendette e delle sofferenze corporali, e presto lo costringerè a grattugiare emmenthal sui suoi tortellini in brodo
Anche sulla estrema efficienza del servizio Vincenzo aveva previsto bene, e tutta l'ordinazione arriva in breve tempo. Le pizze servite sono state molto apprezzate, sia per la bontà del condimento che per il bordo soffice e sollevato. A parte gli scherzi, devo riconoscere che anche la pizza servita a Marco1960, sebbene tirata, non era poi così sottile e sbriciolosa e si lasciava mangiare.
Piccola nota di demerito la presenza di un solo tipo di lambrusco, che comunque si può perdonare, sia perchè eravamo a Bologna sia perché si trattava di un ottimo lambrusco reggiano (guai ai modenesi nella terra di Balanzone ) il “Prà di Bosso” della cantina Casali di Pratissuolo di Scandiano. Ne prosciughiamo due bottiglie. Birra media invece per Edy e 3 bottiglie di acqua per tutti.
A questo punto scattano le esigenze legate alla recensione che io, Vincenzo e Marco1960, abbiamo accuratamente spiegato alle nostre gentili signore: non è che avevamo ancora fame, ma non poteva nascere un giudizio completo del posto senza ordinare anche un po' di pesce…
La tesi è stata accolta dalle madamigelle con frizzi e lazzi al nostro indirizzo, allo scopo di smontare il nostro punto di vista.
“MA PIU' CHE L'AMOR POTE' IL DIGIUNO”
E così ancora una volta la storia della nostro piccolo quotidiano e la grande letteratura si incontrano.
Una porzione di cozze alla marinara e due di vongole in guazzetto si materializzano sul nostro tavolo. Tutto molto buono e devo dire anche porzioni di dimensioni generose, cosa che di solito non ci disturba molto.
Dolci per cinque di discreta fattura (zuppa inglese, tartufo), caffè e grappa per finire… 20 Euro a testa.
Abbiamo mangiato bene, con un servizio solerte, attento e senza disguidi nonostante la calca. Quattro cappelli meritati, per una buona pizza accompagnata da antipasti di mare di tutto rispetto: 110 e lode alla compagnia!!
A
Consigliatissimo!!
[uccivello]
27/10/2008